il compost
Il compost è un terriccio, un ammendante organico (che riporta sostanze nutrienti al terreno) ottenuto dalla decomposizione biologica di un misto di materie organiche.
LA BIODEGRADABILITÀ, LA COMPOSTABILITÀ E I SUOI PROTAGONISTI
Il compost è un terriccio, un ammendante organico (che riporta sostanze nutrienti al terreno) ottenuto dalla decomposizione biologica di un misto di materie organiche.
Il compost si ottiene, secondo procedimenti naturali, in presenza di aria (aerobi), dalla degradazione, a cura dei batteri, del materiale putrescibile (organico o umido) contenuto nei rifiuti urbani, raccolti in modo differenziato.
Il processo avviene in ambienti artificiali controllati (impianti di compostaggio).
Il compost è ottenuto sfruttando l’azione della flora microbica, spontaneamente presente nel rifiuto stesso.
Nello stabilimento di compostaggio si lascia fare alla natura, con la sola preoccupazione di predisporre le migliori condizioni perché il processo di decomposizione avvenga il più velocemente possibile (accelerato) e con i migliori risultati, in modo da ottenere un terriccio ricco di humus in tempi relativamente brevi (40/50 giorni).
Nei capannoni chiusi il materiale è disposto, in genere, in cumuli alti 2 metri, dove rimane circa 30/40 giorni, per poi passare a capannoni aperti per il completamento del processo (tempi variabili, almeno due mesi).
avanzi di cibo, scarti di verdura e frutta; gusci di uovo; alimenti avanzati, fondi di caffè, filtri di tè, fiori e foglie, ramaglie di piante da giardino…
La frazione selezionata da rifiuti solidi urbani comprende anche rifiuti organici mercatali, da ristoranti e mense.
da avviare al processo di compostaggio industriale: ramaglie e altri rifiuti provenienti dalla manutenzione del verde pubblico e privato, scarti di potatura, sarmenti di vite, sfalci e foglie; graspi d’uva; segatura, trucioli e scaglie di legno; cortecce di conifere o di latifoglie; paglie di frumento, orzo, ecc.; scarti dell’industria alimentare (caffè, bucce, polpe); reflui zootecnici; fanghi di depurazione dell’industria agroalimentare; fanghi urbani di depurazione.
sacchetti di plastica; tutti i prodotti che contengono sostanze sintetiche (tetrapak del latte e dei succhi di frutta, vasetti dello yogurt, imballaggi in plastica; metalli (lattine, chiodi, posate, carta stagnola); vetro (c’è la raccolta differenziata); carta (c’è la raccolta differenziata); oli lubrificanti (c’è la raccolta differenziata); contenuto del sacchetto dell’aspirapolvere; rifiuti speciali (medicinali, coloranti, fitofarmaci, batterie, insetticidi); mozziconi di sigarette e filtri.
Il COMPOST contiene anche gli oggetti/i manufatti, come i prodotti di MATER-BI, che hanno superato i test di compostabilità e biodegradazione, ottenendo la certificazione idonea europea.
I prodotti di MATER-BI hanno le stesse caratteristiche degli altri materiali organici e quindi possono essere conferiti insieme agli scarti organici nelle raccolte organizzate dell’umido nell’ambito delle raccolte differenziate.
Il MATER-BI è una famiglia di bioplastiche biodegradabili e compostabili. I prodotti sono presenti in vari settori, quali raccolte differenziate, food service, grande distribuzione, packaging, nell’ambito agricolo e dell’igiene e cura della persona.
I biopolimeri che formano il MATER‑BI sono componenti vegetali, di varia natura.
Ad esempio amido di mais, cellulosa, glicerina, fillers naturali e amidi non geneticamente modificati ottenuti da varie colture e tutte estratte da piantagioni per cui non vengono sfruttati terreni vergini o deforestati.
Polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile sia da materie prime di origine fossile.
Usati come materia prima per i polimeri derivano da colture non geneticamente modificate (non sono utilizzati né olio di palma né olio di soia).
Una delle componenti che entrano nel processo di realizzazione del MATER‑BI sono gli ORIGO‑BI, la famiglia di poliesteri ottenuta a partire da oli vegetali grazie ad una tecnologia particolare. Gli ORIGO‑BI contribuiscono a migliorare le caratteristiche tecniche, economiche e ambientali del MATER‑BI e ne aumentano il range di proprietà.
Le plastiche biodegradabili come il MATER‑BI sono ammesse al compostaggio, se rispondono ai criteri stabiliti dagli standard che definiscono i materiali compostabili (lo standard EN 13432).
Le plastiche tradizionali non sono ammesse e se presenti vengono scartate perché recalcitranti alla biodegradazione e pertanto causa di contaminazione del compost finale.
La biodegradabilità e compostabilità dei sacchetti e, in generale, degli imballaggi, è definita dallo standard europeo EN 13432.
Le caratteristiche che devono essere valutate mediante prove di laboratorio sono:
Assenza di sostanze tossiche. Il materiale di imballaggio deve essere pressoché privo di metalli pesanti ed altri elementi indicati nella norma.
Biodegradabilità, ossia la tendenza del materiale di imballaggio ad essere convertito in anidride carbonica grazie ai microrganismi, in modo analogo a quanto accade ai rifiuti naturali.
Disintegrabilità, cioè la frammentazione e perdita di visibilità nel compost finale (assenza di contaminazione visiva).
Assenza di effetti negativi nel compost finale. Il materiale da imballaggio non deve contaminare il compost finale con sostanze ad azione eco-tossica e non deve diminuirne la qualità.
Le bioplastiche, come il MATER‑BI, conformi alle norme europee sulla bio degradabilità e compostabilità degli imballaggi, giocano un ruolo fondamentale nella valorizzazione e ottimizzazione del processo di compostaggio e nella produzione di compost di qualità. L'esempio più importante è quello del sacchetto compostabile che, in quanto tale, permette di creare un rifiuto umido omogeneo, dove sia contenitore che contenuto godono delle stesse proprietà di biodegradazione. Questo rende più efficace la raccolta differenziata dell'umido, perché agevola la diminuzione degli scarti, può incentivare la pratica domestica della separazione del rifiuto umido, e quindi aumentare i quantitativi di rifiuto organico intercettato, garantendo sempre i livelli di qualità richiesti per il compost finale.
le due fasi della produzione del compost
è ottenuta mediante digestione aerobica. Si sfruttano la grande quantità di microrganismi e l'ampia varietà di sostanze nutrienti, necessarie per la crescita di queste popolazioni, che sono contenuti nei normali rifiuti organici solidi urbani. Nel giro di 5-6 giorni, si compie la degradazione biologica dei composti organici complessi a sostanze semplici. In genere nella forma industrializzata si introducono i rifiuti, prima macinati per omogeneizzarli, in capannoni (a volte in apparecchi stabilizzatori) dotati di sistemi di movimentazione meccanica e di aerazione forzata.
Stadio mesofilo (con umidità media e poco variabile).
All’inizio, la crescita della massa microbica, in cui predominano batteri aerobi presenti nei materiali, libera anidride carbonica, vapore acqueo e calore, con conseguente aumento della temperatura,
che favorisce lo sviluppo dei batteri mesofili, degli attinomiceti e dei funghi, regolato dalla presenza dei protozoi. La produzione di acidi organici determina altresì un abbassamento del pH intorno a 4-5.
Raggiunta la temperatura di 40-50°C, la maggior parte dei microrganismi sensibili al calore, che avevano dato inizio al processo biologico, non sopravvive e viene sostituita da un più limitato gruppo di batteri termofili, la cui azione porta a un ulteriore incremento della temperatura fino a 70°C.
L’elevata temperatura, l’innalzamento del pH fino ad un valore prossimo a 8, dovuto al rilascio di ammoniaca da parte dei batteri ammonizzanti, la competizione tra specie microbiche, sono tutte condizioni sfavorevoli per lo sviluppo degli organismi patogeni, che muoiono in poche ore, determinandosi così una sorta di processo di auto-disinfezione.
dopo la prima fase, si pone la massa a maturare lentamente per qualche settimana, fino a giungere al prodotto stabile finale, che contiene sostanze direttamente assimilabili dalle piante. Nell’ultima fase il compost viene vagliato da un’apposita macchina che consente una separazione delle particelle fini minori di 10 mm da quelle più grossolane. La parte più grossolana (sovvallo), dopo eventuale triturazione, è reimmessa nel ciclo per essere completamente trasformata in compost. La parte fine viene invece subito stoccata e destinata alla vendita.
All’esaurirsi del substrato disponibile, i batteri termofili rallentano la propria attività,
per cui si riduce la produzione di calore e il compost va via via raffreddandosi. Il pH a sua volta si abbassa per la minor produzione di ammoniaca. In quest’ultimo stadio è predominante la presenza dei funghi e degli attinomiceti, che si nutrono del cibo residuo e danno inizio alla degradazione dei materiali cellulosici, con formazione di sostanze che vanno a costituire gli acidi umici, caratteristici dell’humus. Il compost tende così lentamente a stabilizzarsi in tutta la sua massa, diminuisce l’attività microbica con conseguenti ulteriori abbassamenti sia della temperatura, fino a valori prossimi a quelli ambientali, sia del pH, intorno a valori neutri o leggermente basici (stadio di maturazione).